venerdì 5 luglio 2013

Zachar Prilepin vs Carrère : "L’Europeo medio esercita sempre meno fascino"


Lo scrittore Zachar Prilepin commenta Limonov, di Emmanuel Carrère, in occasione della pubblicazione del libro in Russia.

Diremo ancora una banalità ma, buon Dio, l’Europeo medio esercita sempre meno fascino . Ci sembrava cosi’ profondo, sottile, libero. Non come noi e, soprattutto, non come i nostri genitori… Bene, ho letto il libro di Emmanuel Carrère su Limonov. Si chiama così: Limonov.
Sì, Carrère ha scritto un libro molto attento e, nell’insieme, avvincente . Il passaggio più interessante – la voce di Carrère stesso, le sue osservazioni personali al di là di Limonov. Perciò, l’introduzione – le prime 30 pagine, sono le più intense.
Più avanti si passa all’esposizione, a volte parola per parola, dei libri di Limonov stesso (all’inizio nel dettaglio, in seguito vieppiù precipitosa) ; cosa che tutti i lettori di Edouard Benjaminovitch troveranno, chiaramente, un po’ pesante.
Carrère si ostina a definire il suo libro « romanzo » sebbene rientri, nella forma, assolutamente nei canoni tradizionali di una biografia – niente riporta al romanzo.
Eppure, comprendiamo perchè Carrère lo faccia. Componendo la sua opera, non ha operato alcuna distinzione tra gli eroi lirici dei libri fantastici dello scrittore Limonov e l’uomo chiamato Edouard Savenko.
Non sospettando nulla, Carrère riempie il suo racconto di episodi dei romanzi di Limonov, facendoli passare in una maniera o nell'altra per degli avvenimenti reali.
Per evitare questa responsabilità, chiameremo il libro "romanzo" - e il gioco è fatto.
Carrère agisce nei miei confronti esattamente nella stessa maniera (nel suo libro, uno dei capitoli è quasi interamente consacrato al vostro umile servitore) - utilizzando i romanzi Sankya e Péché come le basi per disquisire sulla mia vita.
Non dico che questo mi abbia particolarmente addolorato; al contrario, sull'immagine di Limonov nel libro - sorgono numerosi interrogativi.
Carrère aveva la possibilità di parlare con delle conoscenze francesi di Limonov, e di descrivere almeno il periodo parigino della sua vita facendo una comparazione tra la fantasiosa prosa e la realtà. A Parigi, una decina se non centinaia di persone si ricordano molto bene sia di Limonov sia di Natalia Medvedeva! Come lasciarsi sfuggire l'opportunità di lavorare un po' con le fonti originali? Tuttavia, l'obiezione principale non è nemmeno qui.
Sì, Carrère ha scelto la via più facile - esponendo liberamente gli argomenti più piccanti delle travolgenti opere di Limonov. Ma bisogna anche ammettere che il clamoroso successo del suo libro è legato intrinsecamente al fatto che egli ha scritto un libro leggero e anche, oso dire - privo di profondità.
Se il libro fosse stato più intelligente – Sarkozy si sarebbe davvero messo a raccomandarlo alla Francia intera? (perchè l'ha raccomandato, e addirittura due volte!)
E' un'altra la cosa che mi dispiace: questa insolita superficialità di molte delle rappresentazioni di Carrère sulla Russia – essa non è, secondo i criteri occidentali, assolutamente superficiale. Tutti i loro stereotipi e pregiudizi a nostro riguardo – è esattamente il marchio intellettuale dell'Europa. E non c’è modo di farlo sparire!
Il povero Carrère puntualizza trecento volte nel suo libro, specialmente rivolgendosi al suo lettore europeo, che Limonov è un « vile fascista » – e trecento volte ancora dopo ciò, con la più grande sincerità, tenta di spiegare che malgrado il suo « vile fascismo », Limonov è un brav'uomo – compassionevole, onesto, coraggioso.
Ma, un secondo, perchè gli Europei ci fanno da avvocati, chiarendo - a loro stessi d'altronde - che noi non siamo dei fascisti? Non ci capisco niente – chi ha liberato chi dal fascismo? Noi li abbiamo liberati o loro hanno liberato noi? Noi, vero? E perchè allora dovrebbero curarci? Forse tocca a noi curare loro?
Periodicamente, malgrado tutti i suoi sforzi di essere obiettivo, Carrère non riesce a liberarsene e soccombe sotto l'influenza dei suoi colleghi francesi.
Esempio:
Carrère mostra la fotografia di una marcia di Natzbols¹ a un giornalista. Bisogna precisare che era il periodo assolutamente eroico nel quale, a metà degli anni 90, Limonov con un gruppo di nostri compagni si era lanciato verso i villaggi cosacchi, ancora pieno di speranza riguardo la « passionaritಠ» di Razine e Pougatchev (capi cosacchi all’origine di insurrezioni contro il potere nel 17esimo e 18esimo secolo). Di questa passionarità, naturalmente, nessuna traccia - ma i Natzbols in compenso hanno incontrato più di una volta dei seri problemi con i servizi speciali.
Dunque, avendo visto la foto dei Natzbols a torso nudo, nel calore estivo, il collega francese di Carrère di getto ha sentenziato: "Una banda di froci, sono andati a incularsi lontano da Mosca per non farsi vedere".
Raccontando questa storia nel suo libro, manifesta una timida tendenza a non essere d'accordo col suo interlocutore, ma lì stesso pone una domanda retorica "Anche se fosse, chi lo sa?".
Emmanuel, puah!


Hai passato un lungo periodo con i rappresentanti di un partito del quale 120 membri sono stati in prigione, almeno sei membri sono morti in circostanze tra le più tragiche, mille hanno subito arresti, centinaia torture e pestaggi; e scrivi una tale scelleratezza. Il tuo amico o è un umorista infelice, o un idiota - a cosa serve citarlo?
In effetti, in questo libro, i Russi appaiono a volte come dei centauri, a volte come dei marziani e altre volte ancora come rappresentanti di tribù africane che hanno sorprendentemente appreso la letteratura. Naturalmente, questo non è espresso esplicitamente in Carrère in nessun passaggio, ma il sentimento di una abissale differenza tra l'Europeo e l'uomo russo non lascia mai l'autore.
La sorpresa più dolorosa mi aspettava alla fine dell'opera, quando Carrère assicura che Putin e Limonov - sono quasi la stessa cosa.
La base di questa conclusione è sorprendentemente semplicistica: Putin un giorno ha detto che solo un bastardo poteva non rimpiangere il crollo dell'URSS. E Limonov rimpiange l'URSS! Vedete? Tutto torna!
Ah sì, Putin , come Limonov, ha anche posato una volta nudo su una fotografia e con un coltello. Che spettacolo orribile per il saggio europeo (questo è almeno ciò che gli piace pensare di se stesso) che disprezza ogni violenza!
Per i più intelligenti, i più sottili, i più istruiti europei che si interessano alla Russia, un qualsiasi nostro pensiero sul tema del collasso del paese - è una diagnosi inequivocabile. E ancora, una diagnosi spaventosa. Forse anche definitiva. Che il Putin che assomiglia a Limonov abbia un capitale di più di 40 miliardi di dollari e Limonov nulla - sono solo dettagli meschini.
Che Putin nei primi anni novanta abbia lasciato i servizi segreti, tradendo il suo giuramento, per partire all'avventura col democratico Sobchak e che Limonov, invece, abbia cercato tenacemente la possibilità di evitare il collasso del paese presso la Casa Bianca, a volte prendendo parte a centinaia di incontri, a volte in Transnistria - sono ugualmente dei dettagli. Che alla fine, Limonov è un grande umanista e un grande scrittore e che Putin, in molti sensi, sia il suo esatto contrario, ancora una volta, non importa. La sostanza - entrambi rimpiangono l'URSS.
...Pertanto, avendo un po' ripreso fiato, mi sono detto: cosa voglio, tutto sommato, da Carrere? È lui che ha decretato che il crollo dell'URSS è stata una grande benedizione, che la storia sovietica era un flusso di crudeltà e schifezze reiterate, che il cercare di pensare gli eventi in Jugoslavia in maniera un po' differente rispetto all'Occidente era un primo passo verso il fascismo e che Putin è stato luogotenente del KGB, restauratore dell'Impero e un orribile militarista su un trono? Mi chiedo se questo sia veramente lui, Carrère.
Ma con noi, pensano la stessa cosa tutti i meravigliosi tribuni liberali - i fratelli, che insegnano al popolo da lustri il giusto atteggiamento verso sé e il paese.


Note:
*1 Natzbols, membri del partito nazional-bolscevico fondato nel 1992 e guidato da Eduard Limonov
*2 Passionarità, energia vitale di un gruppo umano, concetto creato dall'etnologo russo Lev Goumilev

Zachar Prilepin è uno scrittore, linguista, giornalista e uomo politico russo nato il 7 luglio 1975 nel villaggio di Ilinka (regione di Ryazan). Il suo vero nome è Yevgeny Nikolayevich Prilepin. Prilepin è veterano della guerra in Cecenia, membro del Partito Nazional Bolscevico dal 1996 e un oppositore di Vladimir Putin. Buona parte delle sue opere (Il peccato, San'kja e Patologie) è tradotta in italiano dalla casa editrice Voland.

Traduzione di Ilaria Cervone dalla versione francese
(Articolo originale russo)

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